La dieta chetogena: cos’è 

La dieta chetogena è una dieta che induce nell’organismo la formazione di sostanze definite “corpi chetonici” mediante l’assunzione di una quantità di zuccheri pari a zero o quasi vicina allo zero. Questo metodo fa sì che l’organismo, ed il cervello in particolare, utilizzino queste molecole come fonte di energia.

Se sei arrivato a leggere questo articolo avrai molto probabilmente sentito parlare di questo approccio dietetico. Quindi vediamo come funziona, chi può seguirlo, quali sono i benefici e quali i rischi per il paziente.

Prenditi giusto due minuti e leggi attentamente l’articolo, al termine, se avrai necessità di approfondire l’argomento, contattami pure in privato, risponderò a tutte le tue domande.

La dieta chetogena: come funziona

A fronte di una assenza di zuccheri (parliamo del glucosio) che vengono ridotti drasticamente durante il percorso dietetico, il fegato produce corpi chetonici per far sì che l’organismo e il cervello abbiano l’energia sufficiente per svolgere le proprie normali attività.

Da recenti studi è emerso che la dieta chetogena è efficace per pazienti con epilessia ed è considerata l’unica terapia attualmente disponibile per malattie in cui esiste un’alterazione nell’utilizzo di carboidrati (zuccheri) e quindi un deficit nella disponibilità di energia nel cervello come la malattia da carenza del trasportatore di glucosio cerebrale (GLUT 1) e la carenza di un enzima denominato piruvato deidrogenasi.

L’utilizzo della dieta chetogena quindi permette al cervello di disporre di un carburante alternativo agli zuccheri.

E’ sottinteso che questo tipo di percorso deve essere seguito da un nutrizionista o da un medico, dopo aver valutato lo stato di salute del paziente e dopo aver eseguito una dettagliata anamnesi fisiologica ed alimentare.

La dieta chetogena fa parte dell’insieme di protocolli nutrizionali terapeutici, pertanto, se in una normale dieta mediterranea è prevista una  suddivisione dei macronutrienti con una percentuale di grassi non superiore al 30% e una percentuale di zuccheri pari al 50%-60%, in quella chetogena, invece, i grassi rappresentano l’87-90 % delle calorie e gli zuccheri meno del 5%.

Come è possibile tutto questo?

Diciamo che il nostro organismo ha la capacità di sintetizzare il glucosio a partire dagli amminoacidi e dal glicerolo e, in carenza di carboidrati, il fabbisogno energetico di ognuno può essere tranquillamente soddisfatto anche da lipidi e proteine.

 

Dieta chetogena: quali alimenti mangiare e quali evitare

Quando detto si traduce in una serie di “rinunce alimentari”, quindi se hai intenzione di iniziare un protocollo chetogeno dovrai essere pronto a ridurre al minimo riso, pasta, cioccolato, caramelle, grissini, prodotti da forno vari, patate, pizza, focacce e tutti i dolci.

In questi casi dovrai ridurre anche l’assunzione di frutta, specie se molto zuccherina (banana, anguria, ecc…) a fronte di un aumento di verdura. Anche i legumi freschi saranno ridotti al limite a fronte di un aumento di alimenti lipidici tra i quali: latte e derivati (per esempio i formaggi), carne, pesce, uova e legumi secchi.

Per quanto riguarda i cosiddetti “grassi da condimento”, bisogna dire che nella dieta chetogena sono molto presenti, anche se si predilige un utilizzo di grassi vegetali (olio evo) invece di quelli animali (ad es. burro).

L’apporto giornaliero di acqua verrà  ridotto di circa il 70% vista la scelta degli alimenti. La carenza di minerali e vitamine viene sopperita dall’introduzione di specifici integratori alimentari.

La dieta chetogena: come funziona in pratica

Per valutare il giusto rapporto tra i nutrienti viene eseguito un calcolo che riporta il rapporto dei grammi di grassi e la somma di proteine e zuccheri. (g di Grassi +1/2g proteine / g di zuccheri+1/2 g di proteine). E’ molto importante che questo rapporto, definito K RATIO, sia sempre di circa 1 affinché la dieta porti i suoi risultati.

Di solito sono previsti tre pasti giornalieri che abbiamo sempre lo stesso apporto chetogeno e lo stesso apporto di macronutrienti (proteine, zuccheri e grassi).

La durata in genere è di circa 3 mesi intervallati da periodi di transizione in cui vengono pian piano reintrodotti i carboidrati.

Chi può seguire una dieta chetogena

Normalmente se si gode di buona salute è una dieta ben tollerata da chiunque, tenendo sempre in considerazione alcune complicanze che potrebbero verificarsi sia sul breve che sul lungo termine e che il nutrizionista sarà in grado di tenere sotto controllo adattando le misure alimentari necessarie a ridurre al minimo eventuali disturbi.

I disturbi classici che potrebbero insorgere:

A breve termine: nausea, vomito, dissenteria, inappetenza, sonnolenza transitoria, ipoglicemia, acidosi (aumento di sostanze acide nel sangue)

A lungo termine: stitichezza, alterazioni degli esami del sangue, calcolosi renale, ritardo della crescita.

Un esempio di dieta chetogena

Riporto di seguito l’esempio di una giornata alimentare tipo relativa ad una dieta chetogena non troppo restrittiva (in questo caso MAD – Dieta Atkins Modificata – 10g di carboidrati)

Energia totale 1500 kcal / Proteine 27.5%; Lipidi 70%; Glucidi 2.5%

PRIMA COLAZIONE

  • Omelette con prosciutto e formaggio + Uovo intero (g 65)
  •  formaggio grana (g 10)
  • Prosciutto cotto magro (g 10)
  • Olio extravergine di oliva (g 8)

PRANZO

  • Sogliola o platessa al cartoccio (g 200)
  • Spinaci  lessi(g 80)  con g 10 di grana grattugiato
  • Funghi porcini (g 50)
  • Olive nere (g 5)
  • Maionese (g 12)
  • Lecitina di soia (g 9)
  • Olio extravergine di oliva (g 15)
  • Pere (g 30)

CENA

  • Filetto di manzo (g 200) con g 10 di grana in scaglie
  • Lattuga (g 40)
  • Olive nere (g 10)
  • Maionese (g 27)
  • Lecitina di soja (g 9)
  • Olio extravergine di oliva (g 15)
  • 1 tazza di caffè decaffeinato con g 20 di panna al 35% di grassi.

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